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La "mala" pietra che incantò Telemaco Signorini

Pietramala e l'Appennino nei diari di viaggio tra '700 e '800

La
Autore : Elisa Pucci
Collana : Storie Memorie Personaggi

ISBN:978-88-6039-404-0. , Anno 2017

pagg. 120; cm 17X24 Italiano
Brossura

€ 12.00
NON DISPONIBILE


Descrizione
Questo breve scritto, che tratta del legame tra il paese di Pietramala e il macchiaiolo Telemaco Signorini, non vuole vantare una competenza accademica sull’autore e sui suoi stili pittorici, perché perderebbe in tal caso il vero senso che gli è stato attribuito.
Mi trovavo nel 2011, giovane studentessa di “Lingue, letterature e culture artistiche europee” all’Università di Pisa, a dover affrontare l’ultimo gradino di quel percorso triennale che spaziava dalle lingue straniere alla storia dell’arte italiana e internazionale.
Non mi stimolava la stesura di una tesi su argomenti già ampiamente trattati, e vagliando le possibili alternative, mi venne in mente che c’era qualcosa di nuovo e per me irresistibilmente interessante da poter studiare.
L’esperienza artistica di Telemaco Signorini nel piccolo villaggio appenninico di Pietramala costituiva la triplice occasione di investigare divertendomi, rivedendo nelle opere dell’autore i miei “luoghi dell’anima”, di riportare alla luce parte dell’antico rapporto fra Signorini e la mia famiglia, e di conferire a Pietramala almeno un po' di quell’importanza che si merita, in un percorso che la vede protagonista della storia dal 1700 fino al tempo in cui vi soggiornò il famoso pittore a fine ‘800.
Questo piccolo libro non nasce per essere indirizzato ad un pubblico di intenditori e critici d’arte (sebbene abbia esplorato una parte della vita artistica del Signorini ancora poco conosciuta), ma per la mia famiglia e per tutti quei residenti e villeggianti che in Pietramala sentono profumo di casa, e che troveranno in questo scritto un pezzo della loro storia, in una piacevole occasione di confronto tra il paese di un tempo e quello di adesso.
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Un brano
Alessandro Volta in persona venne in questo sperduto paese appenninico per studiare i ‘fochi’ che si sprigionavano da alcune pietre, liberandoli dal ‘maligno’ nel ricondurli correttamente a naturali emissioni di metano.
Il nome poco rassicurante di Pietra Mala, verosimilmente attribuito al paese proprio per questi fenomeni inconsueti, era però quantomeno giustificato anche da una lunga serie di avvenimenti che macchiarono queste pietre per fatti di sangue degni della più torbida cronaca nera.
In sostanza un terreno di briganti attraversabile con molti rischi e disagi di ogni genere.
La testimonianza di questi avventurosi viaggi ci è tramandata da diversi scritti di personaggi più o meno famosi che hanno partecipato tra il ‘700 e l’800 al cosiddetto Grand Tour del quale la nostra Pietra Mala rappresentava un passaggio obbligato per visitare l’Italia.
Scritti che nel loro insieme non sono altro che delle vere e proprie pennellate a comporre un variopinto quadro che mette in luce, anche inconsapevolmente, l’anima di questa terra e dei suoi abitanti.
Nell’ultimo ‘800 compare anche, con ricorrenti apparizioni da Firenze, un originale personaggio che ci lascerà quadri ad olio e schizzi a lapis: Telemaco Signorini, ‘macchiaiolo’ di gran nome alla ricerca di scene idilliache e pastorali in netta rottura con quelle di terrore avanti descritte.

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