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Luigi Doni-Filippo Dobrilla La memoria delle forme

Luigi Doni-Filippo Dobrilla
La memoria delle forme
Autori: Nicola Nuti - Andrea Mello
Collana : Arte Contemporanea

ISBN:978-88-6039-218-3. , Anno 2011

pagg. 64; cm Italiano
Brossura

€ 20.00


Descrizione
catalogo della mostra 14 luglio-14 settembre 2011 Basilica di Sant'Alessandro, Fiesole (FI).

Un brano

Luigi Doni nasce a Palaia (Pisa) il 21 dicembre del 1947; successivamente si trasferisce a Firenze dove porta a termine studi a indirizzo tecnico (elettronica).
Nel 1971 inizia a dipingere e stringe un sodalizio con Antonio Bueno frequentandone assiduamente lo studio.
Negli anni successivi stringe amicizia con Bernardino Luino: insieme incontrano Alberto Sughi a cesena e Gianfranco Ferroni a Milano.
Intenso il percorso espositivo a partire dal 1972, con una mostra al Comune di Riolo Terme (Ravenna).
È del 1975 la prima personale a Firenze, alla Galleria Il Ponte.
Nel 1982 espone alla Nuova Strozzina di Palazzo Strozzi (Firenze) per la rassegna “Immagini della pittura Insolite e decadenti”.
Nel 1983 è invitato all’Arte fiera di Bologna e alla Fierarte di Messina.
Tra il 1984 e il 1986 si infittisce l’elenco degli eventi espositivi: ricordiamo la mostra personale alla galleria comunale di Grosseto, la partecipazione all’Artefiera di Bologna e all’Artefiera di Bari; poi la personale alla Galleria Palazzo Vecchio a Firenze.
Seguono rassegne collettive e personali all’estero, a Bonn, in Belgio, allo Spanish Institute a New York, al Modern Art Museum di Houston.
Nel 1991 la Galleria Pirra di Torino gli dedica una personale e successivamente partecipa alla Fiera di Milano.
Nel 1993 espone al Centre National d’Art Contemporain di Parigi.
Tra il 1994 e il ’97 espone in personale a Siviglia, Amsterdam, Firenze, Ghent (Belgio), Colonia, Bruxelles.
Nel 1999 allestisce la sua personale alla Villa Medicea di Monsummano Terme (Pistoia), seguono le mostre alla Galleria Pananti e Ken’s Art Gallery di Firenze, non ché alla Galleria Tempera di Bruxelles.
Tra le altre esposizioni, quella del 2005, affiancata alla retrospettiva dell’amico Antonio Bueno, alla Galleria Melotti di Ferrara, celebra l’importante sodalizio tra i due artisti.
Nel 2007 partecipa alla rassegna “Arte italiana 1968 -2007” a Palazzo Reale di Milano.
Negli anni successivi partecipa ad altre due edizioni dell’Artefiera, a Bologna.
Nel 2011, “Riverbero di terra”, mostra personale alla Galleria Rielaborando di Arezzo.
Si sono interessati alla sua opera: Rodolfo Tommasi, Andrea Bi.
Del Guercio, Antonio Del Guercio, Claudia Gianferrari, Dario Micacchi, Pier Carlo Santini, Giorgio Mascherpa, Italo Mussa, Nicola Nuti, Marcello Venturoli, Mario Luzi, Luigi Baldacci, Franco Solmi, Tommaso Paloscia, Pier Francesco Listri, Giorgio Biasion, Annamaria Amonaci, Vittorio Sgarbi, Carlo Sisi, Mario De Micheli, Pierre Restany, Jean Claude Dubarry, Edoardo Sanguineti; Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Alfonso Gatto, Sergio Salvi, Désiré Roegiest.



Filippo Dobrilla (Firenze, 1968), ha mostrato precoce interesse per la scultura, cimentandosi fin da piccolo a trarre forme con strumenti quali mazzuolo e scalpello.
È a partire dagli anni Ottanta che, dopo una breve esperienza di restauro su legno (presso l’Istituto d’Arte e restauro di Palazzo Spinelli dal 1990 al 1991), frequenta la scuola tenuta dall’ultimo capomastro dell’Opera del Duomo, Vasco Baldi, da cui apprende gli insegnamenti dell’arte lapideia.
Si trasferisce in quegli anni in un podere tra il paese di Acone e Monte Giovi, nel comune di Pontassieve, dove unisce tutt’ora l’amore per l’arte alla vita agreste.
Qui infatti svolge attività di coltivazione del terreno, allevamento di capre e produzione casearia, oltre a realizzare scultura.
Inizia a scolpire cercando di riportare su marmo e sulla pietra alcuni dipinti del Cinquecento toscano, scolpendo figure, ad esempio, di San Brindano, San Giorgio, San Rocco e San Sebastiano.
La ricerca non si ferma solo ad una semplice riproposizione: le figure sono caratterizzate da elementi che appartengono alla contemporaneità.
Dal 1992 si dedica all’altorilievo ed inizia ad esporre le prime due opere alla Ken’s Art Gallery di Firenze: Ecce Ego Deo e Folco (ritratto di suo nipote).
Dal 1997 sta lavorando ad un blocco di marmo alto tre metri e di quasi trenta tonnellate di peso, sul quale ha abbozzato due figure maschili, David e Gionata ispirate a quelle dello sfondo del Tondo Doni.
Nel 1999 viene scoperto da Vittorio Sgarbi a seguito della segnalazione della storica dell’arte Anna Maria Amonaci e lo presenta al mondo dell’arte con queste parole: “Dobrilla sente urgere il corpo dentro la pietra, lo vuole estrarre.
Salgono sulla sua montagna, dove vive libero nella natura, grandi blocchi di marmo di Carrara che non hanno committente e non hanno destinazione.
Ma egli sa che contengono forme insoddisfatte che richiedono la sua mano per essere riconosciute”.
Dalla fine degli anni ’90, particolarmente interessato alla produzione statuaria seicentesca, realizza nuove opere come il Torso in jeans o l’Asceta nel deserto, facendo spesso ricorso all’autoritratto.
Sempre con le proprie sembianze, realizza nel 1999 Adamo, visto come un giovane rasta nudo.
Nel 2000 a Vienna presso Art Center partecipa alla mostra collettiva Gegenstand.
Nel 2005 è tra gli artisti invitati da Vittorio Sgarbi per la ricostruzione delle decorazioni e degli arredi della Cattedrale di Noto, crollata il 13 marzo 1996.
Nel 2009 partecipa a Santa Maria della Scala di Siena alla mostra “Arte, Genio e Follia” a cura di Vittorio Sgarbi.
All’inizio del 2011 espone presso la Sala delle Eroine del Palazzo Comunale di Pontassieve una personale Filippo Dobrilla.
Uno scultore fiorentino sul Monte Giovi.
Nel 2011 è presente con l’opera Virgultum Iuvene alla Biennale di Venezia, nel padiglione Arsenale.
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